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INTEGRAZIONE: UNA RISORSA PER IL PAESE


Il problema dell’integrazione dei cittadini stranieri in Italia quanto è lontano dall’essere risolto?
Cerchiamo di capirlo grazie all’aiuto di Faustin Bille Eboa, cittadino camerunese residente nel nostro Paese dal Settembre 2001.
Signor Bille, cosa ci può dire riguardo il suo primo impatto con la popolazione italiana? Come è stato accolto in realtà?
Premetto che la mia storia è diversa dalle solite. Infatti sono stato invitato dal Teatro “Spazio della memoria” qui a Milano per un tirocinio. Erano estremamente premurosi ed organizzati, inoltre provvedevano al vitto, alloggio e spese base. Il tirocinio è durato tre mesi durante i quali non ho avuto alcun tipo di problema. Contemporaneamente ho cominciato a studiare l’italiano, di cui all’inizio non avevo alcuna conoscenza. Devo ammettere che l’impatto è stato sicuramente positivo e questo ha agevolato la mia integrazione i primi tempi.
E’ stato difficoltoso ottenere il permesso di soggiorno?
Ottenere il permesso di soggiorno non è stata mai una cosa facile. Il problema è il discorso delle leggi che complicano un po’ tutto. Il fatto di ottenere il permesso è legato ad un contratto stipulato con un datore di lavoro. Pare che ci fosse una legge per la quale non era possibile lavorare senza permesso di soggiorno, ma contemporaneamente non era possibile ottenere il permesso di soggiorno senza un contratto di lavoro; queste due leggi che si contrapponevano hanno implicato veri problemi per me. Per fortuna nel 2001-2002 arrivò la legge Bossi – Fini di sanatoria, quindi ebbi la possibilità di regolarizzarmi grazie anche al mio datore di lavoro (lavoravo infatti in un bar di Via Solferino) che fece richiesta per il mio permesso di soggiorno. La procedura fu molto lunga purtroppo, e tuttora sto ancora aspettando da più di un anno per il rinnovo.
Qual è il suo lavoro attuale?
Per essere preciso, sono un tecnico informatico specializzato in hardware. Da circa due anni sono un lavoratore autonomo e credo che questo sia meglio per un tipo come me, pieno di grinta e di voglia di andare avanti. Nel mio caso, non è stato facile inizialmente ottenere un lavoro presso qualche azienda, sia perché il mercato del lavoro è molto chiuso in Italia (e qui centra quel fenomeno assurdo chiamato “raccomandazione”) sia perché in Italia, essendo un paese molto “giovane” in materia di immigrazione, è molto difficile trovare un datore di lavoro che accetti che uno straniero svolga un lavoro come il mio, ad alta specificità.
C’è molta reticenza da questo punto di vista. Non credo sia razzismo, ma di sicuro l’ignoranza è diffusa.
Crede di avere raggiunto una posizione lavorativa soddisfacente?
Sì, senza esitazione, anche perché, come mestiere, ho sempre voluto lavorare nell’ambito dell’informatica. Ovviamente un uomo non può accontentarsi e non deve smettere mai di sognare, ma per ora va benissimo così.
Da quando è arrivato qui, lei crede che sia cambiato qualcosa nella capacità dei cittadini italiani di accogliere i cittadini stranieri?
Senz’altro, ma questo è soprattutto dovuto al fatto che i bambini stranieri di dieci anni fa hanno avuto la possibilità di andare a scuola e di conseguenza oggi hanno già fatto il loro ingresso nel mondo del lavoro oppure stanno studiando all’università; quindi, rispetto alla generazione precedente, l’integrazione delle nuove generazioni è maggiore e più diretta.
Qual è l’ aspetto dell’Italia che le piace di più?
Mi colpisce tuttora l’entità, la persona italiana: lavoratrice, infinitamente capace di creare (pensiamo alla moda piuttosto che alle macchine). E’ una vostra qualità innata, che spero di acquisire anche io con il tempo.
Quali sono i suoi sogni?
Il sogno della mia vita lo sto vivendo. Ovviamente ho ancora dei progetti, fra i quali il più importante è quello di crescere nella mia attività, quindi assumere un lavoratore e diventare un imprenditore indipendente. Ma posso dire che sicuramente l’ho raggiunto il mio sogno, e che sto lavorando che farlo diventare sempre più grande.
Crede che l’INTEGRAZIONE possa essere una risorsa per il Paese?
L’integrazione è sicuramente una risorsa per il Paese, se ben gestita.
Mi spiego: con i tempi che cambiano, con l’evoluzione, ci saranno sempre più lavori che gli italiani non faranno facilmente (pensiamo alla badante piuttosto che all’infermiere); di conseguenza l’immigrazione, se non selvaggia, non potrà che portare ricchezza e più tasse nelle casse dello Stato.
Ma è importante sottolineare che l’integrazione deve essere BEN GESTITA; perché fare entrare chiunque, in qualunque modo, senza regole, non è positivo. Ai nuovi arrivati bisogna far capire che questo non è il loro Paese e che per integrarsi è necessario conoscere la lingua, accettare la cultura e le tradizioni, e lo stesso vale per gli italiani. Ma, in sostanza, l’integrazione ben gestita è di sicuro una ricchezza per lo Stato, senza dubbio.
Intervistato: Faustin Bille Eboa
Intervistatore: Giuseppe Danilo Perrini


N.B. Questa intervista è conforme al d.lgs. N°196 del 2003 sul corretto trattamento dei dati personali e tutela del diritto alla privacy. Il nome dell’intervistato è stato utilizzato previo suo esplicito consenso.









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