Etiam placerat

Encuesta

LA CRISI IN KENYA RISCHIA DI METTERE IN GINOCCHIO UN’INTERA REGIONE


Lo stato del Kenya si trova nella zona orientale dell’Africa e ha raggiunto l’indipendenza dalla Gran Bretagna circa 15 anni prima rispetto agli altri paesi; qui la convivenza tra etnie diverse non è mai stata un sogno irrealizzabile, sono anni che le tribù vivono fianco a fianco, che i loro bambini frequentano le stesse scuole e forse è proprio per questo che l’economia keniana è fondamentale ed esemplare per tutta la regione. Ma dallo scorso dicembre qualcosa è cambiato: gli elettori sono stati chiamati al voto per le elezioni presidenziali, i due candidati sono il presidente uscente Mwai Kibaki, di etnia kikuyu, e Raila Odinga, di etnia luo. Kibaki vince per soli 230 mila voti e succede il disastro: Odinga accusa Kibaki di aver falsato le elezioni e i suoi sostenitori scendono in piazza; tra le due etnie iniziano giorni di efferata guerriglia che hanno già provocato centinaia di morti e gravi danni all’economia del paese. L’economia di Nairobi oltre ai danni delle devastazioni rischia di pagare il prezzo per la perdita di fiducia da parte del turismo occidentale, che rappresenta l’unica risorsa economica del paese in alternativa all’agricoltura.
Nel 2002 Kibaki vinse le prime elezioni libere del paese dopo anni di dominio autarchico di Daniel arap Moi, fu l’uomo del cambiamento democratico che sviluppò l’istruzione pubblica e i servizi economici del paese, ma il grande problema del Kenya è sempre stata la corruzione a cui Kibaki aveva promesso porre fine. Oggi è Odinga che si presenta alle elezioni con lo stesso grande scopo, ma senza avere grandi garanzie alle spalle se non quella di essere un volto nuovo. Il fatto è che i due candidati hanno deciso di combattere la loro battaglia per il potere con armi molto pericolose, hanno alimentato la fiamma delle differenze etniche, creando così un problema là dove non c’era e se c’era era comunque sotto controllo.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea cercheranno di avviare una mediazione, ma non sarà semplice: i due candidati non sembrano avere intenzione di riconciliarsi, nonostante Kibaki si sia detto disposto al dialogo appena sarà tornata la calma, e abbia comunicato di essere disposto a un governo di coalizione appoggiato da Stati Uniti e Unione Europea. Di contro Odinga chiede che vengano ripetute le elezioni alla presenza di osservatori internazionali che ne controllino il regolare svolgimento. Risultato: la Banca mondiale annuncia che la crisi potrebbe avere gravi conseguenze economiche su tutta la regione… si spera solo che questa lotta per il potere non abbia scatenato un effetto domino di proporzioni incalcolabili o sarà sempre più difficile riuscire ad aiutare l’Africa.

IL MOVIMENTO UMANISTA A FAVORE DEL KENYA
Si è parlato del Kenya e di una campagna politica diventata lotta tra tribù, ma il vero problema non è questo: è quello di una gran maggioranza di persone che vive in condizioni pessime al contrario di una piccolissima minoranza che possiede ogni bene di lusso desiderabile…
Per questo il Movimento umanista in tutto il mondo denuncia l'azione dei politici che si sono messi in gioco alimentando il fuoco delle differenze tribali e che non vogliono fare luce sui veri responsabili. Sono i vecchi poteri coloniali che hanno creato questo sistema manipolatore mettendo da parte i problemi come la povertà, l’educazione, la salute e l’aspirazione a una vita degna di tale nome; questo è un sistema in cui i Kenyans hanno accesso al potere politico, ma non alle risorse economiche, che sono controllate da entità esterne.
Vogliamo denunciare il fatto che i vecchi poteri coloniali e gli USA guardino la situazione senza fare nulla perchè in tutto questo non riusciamo che a vedere una strategia del genocidio che lascia morire ogni anno milioni di esseri umani di Malaria e AIDS, mentre queste malattie potrebbero essere tranquillamente curate.
Denunciamo una strategia che utilizza mano d’opera a buon mercato, senza diritti né protezioni, sfuggendo a ogni controllo economico.
Denunciamo Mwai Kibaki e Raila Odinga per essersi lasciati manipolare fino a questo punto, per non insistere a voler risolvere questo conflitto con la non violenza, ma ciò che ci rattrista di più è che sanno quello che fanno e lo fanno per interesse personale…
La situazione ormai è arrivata ad un punto in cui qualche parola non basta più per sciogliere i nodi che si sono formati e allora è il momento perché chi può faccia la sua parte ed è per questo chiediamo ai Kenyans di formare dei comitati di non violenza; chiediamo a tutti gli Umanisti africani di unirsi alla lotta per mettere fine al neo-colonialismo e per insistere sull’annullamento del debito del terzo mondo, fraudolento e illegale; chiediamo ai governi africani di rompere il silenzio, di non voler prendere parte a questo neo colonialismo, di mostrare solidarietà verso il popolo del Kenya e soprattutto di negare ogni sostegno militare a favore di qualsiasi delle parti in lotta; chiediamo che le ingerenze provenienti dall’esterno cessino, affinché l’Africa possa trovare finalmente i mezzi per risolvere i propri problemi. Chiediamo infine ai Governi dell’Ovest di togliere gli “artigli” dall’Africa e di trovare nuove soluzioni per soddisfare i loro interessi in materia di petrolio e risorse minerarie. A questo punto, se tutta questa situazione sfocerà nella necessità di nuove elezioni, noi saremo pronti ad aiutare per ogni cosa utile che la comunità internazionale potrebbe augurarsi.
E’ anche vero che qualcosa l’abbiamo già fatto: venerdì 15 febbraio a Roma c’è stato un piccolo sit-in vicino all’ambasciata Keniota, durante il quale due nostri rappresentanti sono riusciti a parlare col Ministro Console che, dopo aver ricevuto il depliant del Centro delle Culture e ascoltato la posizione del Movimento Umanista, si è detto d’accordo con le nostre idee e ci ha ringraziato per il sostegno dimostrato verso il suo Paese dicendoci anche che siamo stati gli unici, oltre la chiesa, a dimostrarsi solidali. Siamo riusciti anche a parlare brevemente con l’ambasciatore, giusto il tempo necessario per conoscerci, ma è un buon inizio, adesso non ci resta che guardare oltre e andare avanti per questa strada!.

0 commenti: