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LA LOTTA DEL TIBET PER IL DIRITTO ALLA LIBERTA’


Il Tibet è una nazione indipendente la cui storia risale al 127 a.C., ma nel 1950 è stato invaso dalla Repubblica Popolare Cinese che oggi lo occupa in modo illegale e repressivo. Il Dalai Lama, leader politico e guida religiosa del Tibet, ha tentato per otto anni di convivere pacificamente con gli invasori, ma la loro sistematica conquista del territorio ha provocato continui atti di repressione. Nel 1959 la resistenza è culminata in un’insurrezione popolare che l’esercito cinese ha represso con violenza uccidendo più di 87.000 tibetani. Il Dalai Lama, i membri del suo governo e circa altre 80.000 persone, hanno chiesto asilo politico in altri paesi asiatici .
Tra il 1959 e il 1965 Le Nazioni Unite hanno approvato tre risoluzioni per il Tibet e si sono dette preoccupate per le gravi violazioni dei diritti umani.
Tra il 1979 e il 1984 il Dalai Lama ha inviato delegazioni esplorative sia in Tibet che a Pechino per condurre colloqui con i leaders cinesi, ma l’ iniziativa non ha ottenuto il successo sperato, infatti il rientro in patria del leader tibetano è stata l’unica proposta che la Cina sia riuscita ad avanzare.
Nel 1987 sempre il Dalai Lama ha presentato il Piano di Pace annunciando un’apertura verso i cinesi, che però hanno continuato a considerare la questione tibetana come una questione solo del Dalai Lama, quando invece, ed è stato Sua Santità stesso a ad affermarlo, il problema tibetano non riguarda solo lui, bensì il benessere di sei milioni di persone.
Ancora oggi il Tibet combatte contro oppressori che negano al suo popolo diritti considerati inalienabili; le cronache di questi ultimi mesi riportano notizie di continue manifestazioni che si concludono troppo spesso con dimostranti feriti, o peggio, uccisi. Il 14 marzo 2008 i dimostranti tibetani hanno danneggiato le proprietà degli han cinesi a Lhasa e il 27 dello stesso mese si sono rivolti contro apparati del Governo, delle forze di sicurezza e del partito Comunista; dopo questa data è iniziata una lunga serie di arresti che ha portato alla cattura di molti dei partecipanti alle manifestazioni avvenute tra in 10 e il 18 marzo. Inoltre è stato avviato in tutte le scuole e i monasteri un progetto di “rieducazione patriottica”, il cui programma prevede che i monaci urlino pubblicamente slogan contro il Dalai Lama e la loro lealtà alla Cina. Le forze di sicurezza cinesi perquisiscono le case in cerca di immagini di Sua Santità il Dalai Lama che, se trovate, vengono sequestrate e bruciate. Il 29 marzo a Lhasa c’è stata un’altra manifestazione; il 3 Aprile altri monaci e studenti sono stati feriti, almeno un altro monaco è stato ucciso e questi sono solo pochi stralci di ciò che ci sta giungendo ad opera del Paese che ospiterà le Olimpiadi: l’evento sportivo per eccellenza, nato proprio per favorire la pace.
Di fronte a tutto ciò le Regionali Umaniste e tutti gli umanisti europei, nordamericani, sudamericani e asiatici, condannano le repressioni sanguinose e denunciano la politica degli USA, nonché quella dei gruppi legati all’industria degli armamenti, che incoraggiano in tutto il mondo azioni destabilizzanti solo ed esclusivamente per meri interessi economici. La questione fondamentale sta nella difesa della storia e della cultura dei popoli, compreso il diritto a praticare il proprio credo religioso. Per avviare un processo davvero nuovo e costruttivo è necessario considerare l’essere umano in quanto tale, eliminando la cecità dovuta alla discriminazione razziale, religiosa, di classe e di sesso, perché il rispetto dei diritti di tutti vada al di là degli interessi materiali del singolo. Il movimento umanista chiede che i governi e i leaders delle opposte fazioni siedano e ascoltino le esigenze di chi sta loro di fronte per cercare una soluzione che renda tutti un po’ più liberi, e si propone, tramite i Portavoce Regionali o una delegazione internazionale delle regioni Europa, Latinoamerica, Nordamerica e Asia, come mediatore tra il governo cinese e i leaders tibetani. Sempre nella speranza che la storia insegni qualcosa sarebbe bene che i governi europei, gli USA, le grandi industrie e i leaders delle due fazioni in lotta ricordino quanto Kant già scrisse nel 1793: che“Il diritto è la limitazione della libertà di ciascuno alla condizione del suo accordo con la libertà di ogni altro, in quanto ciò è possibile secondo una legge universale.”
Che cosa è stato fatto : Sabato 19 aprile 2008 in piazza del Duomo a Milano, le associazioni "Students for a free Tibet", "Centro delle Culture", "la Casa del Tibet" e "Italia-Tibet", insieme alla "Nazionale Italiana Cantanti", hanno organizzato un evento di solidarietà con il popolo tibetano per ribadire il proprio sì alla pace e al dialogo tra i popoli.
L’obiettivo dell'evento è quello di riportare l'armonia tra la comunità tibetana e quella cinese. Per questo ad ogni partecipante è stato offerto un palloncino colorato e chiesto di unirsi alla creazione di un grande simbolo della pace umano con i colori della bandiera del Tibet. Dopo la creazione del simbolo, i palloncini sono stati liberati rappresentando simbolicamente la speranza della risoluzione di questo e di tutti i conflitti.
Durante l'evento è stato letto il messaggio di pace che il Dalai Lama ha rivolto alla Cina e al mondo ed è stata esposta una gigantesca bandiera tibetana.


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